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Start spreading the news: un report da NY

Start spreading the news: un report da NY

Pensando a come è cominciata, su una volante della polizia, questa storia merita davvero.  E’ la storia di tre eroi, tre eroi emofilici che hanno affrontato la maratona di New York. Chi con una caviglia malconcia, chi col raffreddore, chi con qualche anno sulle spalle, ma tutti ugualmente campioni.
“Non finiva mai!”:  non il percorso (pur essendo una delle maratone più insidiose al mondo con i saliscendi di Central Park e i vari ponti tra i diversi quartieri della grande mela), ma la gente.

Un mare di 55.000 persone che hanno corso quelle 26,2 interminabili miglia. Chi per fare un buon tempo, chi per l’amica malata, chi per la nonna. E tra quei 55.000 c’erano i nostri tre, separati da tre ritmi e tre orari di partenza diversi, dalle mille insidie affrontate e dalle migliaia di persone che hanno corso con loro.

Io ho soltanto cercato di vedere il più possibile di questa corsa strabiliante, cercando tra la folla il cappellino blu e la maglia arancione dei nostri tre “maratoneti” come oramai sono stati battezzati i nostri atleti. Ho preso metro su metro e camminato chilometri per vederli passare coperti di sudore e fatica, talvolta sconforto, ma li ho sempre visti rialzare la testa e andare avanti.

“Se non fosse stato per la gente, non ce l’avrei fatta”: infatti, i coprotagonisti di questa corsa sono i newyorkesi con l’amore incondizionato per i loro “runners”. Si tifa per chiunque, senza nessuna distinzione, di qualsiasi nazionalità, etnia o religione.

Essere stato tra il pubblico è stata un’esperienza meravigliosa. Urlare tutti i nomi degli atleti che passavano, incoraggiarli a dare il massimo, a continuare ancora, anche se volevano mollare, mi ha fatto sentire parte di questa grande città, mi ha fatto sentire fiero di tutti gli atleti e, ancora di più, fiero dei nostri, che correvano per dimostrare che lo sport è un passo avanti verso il benessere del paziente emofilico e che è uno degli elementi più importanti della vita del paziente, che non dovrebbe essere mai proibito o trascurato.
In conclusione direi che non c’è bisogno di tante parole, i fatti bastano. E i fatti li abbiamo. Abbiamo corso la maratona di New York. Forza ragazzi! (Grazie ragazzi, siete stati grandissimi!)

 

Il report è a cura di Enrico Mazza