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Scuola FedEmo 2017: report del terzo modulo

Scuola FedEmo 2017: report del terzo modulo

Scuola FedEmo è un progetto nato nel 2016 che si propone di accrescere le conoscenze dei suoi partecipanti – noi, una ventina di ragazzi provenienti dalle associazioni di tutta Italia – in materia di articolazione e gestione delle associazioni di pazienti, di diritto alla salute e altre tematiche connesse.

I precedenti due moduli della Scuola si erano svolti a Lucca mentre per quello conclusivo la scelta era ricaduta su Napoli – dove contemporaneamente si svolgeva il XVI convegno triennale di AICE – in modo da dare anche a noi la possibilità di assistere alla assemblea dei soci di FedEmo durante la quale ne è stato rinnovato il consiglio direttivo (ed eletto Enrico Mazza, che ha partecipato alla Scuola con noi, e a cui faccio a nome di tutti un grosso in bocca al lupo!).

Anche durante questo terzo modulo gli argomenti delle lezioni e il modo in cui sono state affrontate hanno dimostrato quanto quella di Scuola FedEmo rappresenti un’idea vincente per trasferire a noi ragazzi le conoscenze necessarie per essere parte attiva all’interno delle associazioni di cui siamo membri. Durante la mattinata di sabato Giuseppe Cerati, presidente del collegio dei revisori dei conti di FedEmo, ci ha illustrato quali sono i mezzi da utilizzare per impostare una raccolta fondi che sia efficace, facendoci ragionare sulle leggi che regolano la materia e trasmettendoci la necessità di essere cauti ed accorti quando ci si muove nel labirinto legislativo che regola il comportamento delle associazioni. Nel pomeriggio invece, assieme ad una vecchia conoscenza di Scuola FedEmo, Maria Cristina Antonucci, abbiamo provato a capire qualcosa in più della nuova riforma sugli enti del terzo settore con la quale il Legislatore ha cercato di fare ordine tra tutte le leggi che negli anni hanno disciplinato il settore dell’associazionismo, e alla fine del pomeriggio – quando la nostra testa era occupata solo dal desiderio di una vera Pizza Napoletana (la maiuscola è d’obbligo per celebrarla) – ci siamo diverititi ad elaborare una campagna di raccolta fondi che puntasse a sensibilizzare coloro decidono di far testamento. Dal punto di vista “didattico” i lavori della Scuola si sono chiusi in bellezza, domenica mattina, con le due ore passate assieme a Sergio Cabigiosu – anche lui ormai presenza fissa tra i docenti – che ha tirato le somme dei progetti intrapresi durante il primo modulo e ci ha spronati con pragmatismo ed incisività a coltivare le dinamiche di gruppo che siamo riusciti ad instaurare finora. In chiusura Fulvio Calia e Corrado Del Bò, coordinatori della Scuola, hanno consegnato nelle nostre mani gli attestati di partecipazione, ma anche la responsabilità di collaborare affinchè progetti come questo possano crescere e diventare una delle prerogative essenziali dei giovani di FedEmo.

Su Napoli che dire? Se mi mettessi ad elencare i pregi di questa città, dei suoi abitanti, della sua cucina e del clima che vi si respira sicuramente farei un elenco sconclusionato e carente. L’unica cosa che mi sento di dire è che mi sono pentito di non averla visitata prima, e per questo mi sento di dire grazie a FedEmo che tra le altre cose mi ha regalato il pretesto per poter apprezzare una città così bella. Un altro grazie va ai miei compagni di avventura, con i quali, sebbene ci fossimo visti solo un’altra volta, mi è piaciuto sia condividere questa esperienza (e pure la mia prima volta a Napoli con pizza fritta e sfogliatelle annesse) che pensare a progetti che ci riuniscano di nuovo a breve. E per finire credo, pensando di parlare a nome di tutti, che un grazie speciale vada a coloro che hanno reso possibile anche questo bellissimo weekend: soprattutto a Stefania Farace, nostra “compagna di classe” e segretario generale uscente di FedeEmo, e a Barbara Ponte, project manager di FedEmo, che ci ha tenuti sapientemente e simpaticamente a bada.

Siccome concludere con i ringraziamenti è sempre un tantino melodrammatico, lo faccio dicendo che se non fosse stato per il tassista che ci ha riaccompagnato in stazione domenica, io e Marco avremmo perso in primis il treno ma soprattutto la possibilità di osservare “dall’interno” le leggi oscure che regolano il traffico di Napoli, di fronte al quale abbiamo passato – ammirati – una buona mezzora del nostro sabato sera.
Matteo Arzenton