Dieci anni fa iniziava il cammino del gruppo PUER di Napoli. Lo ricordano e raccontano Pina Farace e sua figlia Stefania Farace.
A cura di Stefania Farace
Dieci anni fa una mamma, la mia mamma, compiva nuovamente i primi passi da sola.
Lasciava le mani degli amici che l’avevano sostenuta fino a quel momento a Roma e si apprestava ad intraprendere un lungo cammino qui a Napoli con un nuovo gruppo, il gruppo PUER.
Sono stati anni che, inevitabilmente, sono diventati la storia della mia famiglia e, mentre mia madre compiva sorridente i suoi primi passi, io mi scoprivo figlia di un progetto che ha contribuito a rendermi la persona che sono oggi.
Devo molto a tutti coloro che hanno creduto in questo sogno che è divenuto la nostra realtà. Grazie.
Sono sempre i sogni a dare forma al mondo.
Sono sempre i sogni a fare la realtà.
Sono sempre i sogni a dare forma al mondo e sogna chi ti dice che non è così e sogna chi non crede che sia tutto qui.
(L. Ligabue)
PUER: Progettiamo Un’Esperienza Ripetibile
A cura di Pina Farace
L’invito per il nostro primo incontro si concludeva dicendo: “Spero sarete numerosi. Ringrazio tutti quelli che vorranno far parte del nostro gruppo PUER.”
Da allora sono passati 10 anni.
Tanti coloro che vi hanno preso parte.
Alcuni di loro sono ancora parte integrante di una “famiglia allargata” dove ognuno dà e riceve aiuto.
Altri ne avranno bisogno così come è stato per noi quando abbiamo iniziato.
La prima volta che ho partecipato ad una riunione (nel Lazio) mi sono detta:
“Ecco come sarà la vita di mio figlio. Potrà correre e saltare… “
Non ho più lasciato il programma PUER, anzi ho lottato per riportarlo in Campania e, il 27 Giugno del 2004, è iniziata la nostra storia.
Parlare, ascoltare ed arricchirsi attraverso il confronto. Bambini, madri, padri, sorelle… escono di casa per andare all’incontro. Alcune persone partecipano sempre, altre saltuariamente. Poi ci sono gli assenti.
Chi ha un bambino emofilico frequenta il Centro, l’Associazione o il gruppo… fa parte di PUER, perché, in ogni caso, scambia le proprie esperienze ed è questo ciò che serve più di ogni altra cosa.
Non ricordo un volto preciso che ha dato aiuto a me ed alla mia famiglia, ma tanti, tantissimi amici sparsi per l’Italia. I loro nomi? Tra i primi Brianna, Marialuisa, Romano, Gabriele, Giovanni, Alessandra… .
Sono orgogliosa di aver lavorato per questo progetto al Ciocco, a Roma e, infine, qui a Napoli.
Il suo aiuto è stato significativo soprattutto per Lorenzo e Stefania, i miei figli, a cui va un grazie FORTISSIMO e dico grazie anche alle persone che lo hanno reso possibile, Alessandro ed Andrea.
Dal libro “Non chiamiamolo manuale”:
Una volta non c’era.
Oggi esiste e ha un percorso un lungo cammino.
E’ il programma PUER.
Prima era un sentimento … un’idea appena accennata nella mente di Andrea.
Un pensiero… nella mente di Alice… e poi di Alessandro… e poi… si ragionava… di bisogni… espliciti… inconsapevoli… si parlava… .
Ricordo quando l’ansia di fare e l’incertezza di cosa fare e di come fare si è trasformata in un desiderio… .
Un intreccio di sentimenti presenti e assenti, forti e fragili sono diventati un’utopia.
Allora è nato un progetto di cambiamento.Prima non c’era e poi c’è stato.
Il programma PUER.