11 maggio 2014, Finestra Rosa si apre su Torino, un bel gruppo di donne di età diverse; per la prima volta partecipano al gruppo cugine e amiche, la nostra mascotte ha 9 anni, con profonda dolcezza ascolta i racconti delle persone presenti.
Il gruppo è per la maggior parte costituito da mogli e il rapporto di coppia e la famiglia è il filo conduttore dell’intera giornata.
Il rapporto di coppia e la famiglia che si andrà a creare, con l’interrogativo di essere portatrice, il rapporto che si è formato con la consapevolezza di condividere l’emofilia del compagno e il rapporto di coppia nel crescere un figlio emofilico.
Molti interrogativi molti stimoli di riflessione in questa ventosa giornata di maggio.
Il gruppo di Torino mi ispira in queste considerazioni:
Jay Haley, uno dei pionieri della terapia familiare, ha introdotto il concetto di ciclo di vita della famiglia come un percorso “naturale” per tappe, che ciascuna famiglia segue nel corso della sua esistenza.
Queste tappe evolutive sono segnate da particolari eventi che riguardano principalmente l’ingresso, l’aggiunta di un nuovo membro (ad esempio la nascita di un figlio) e l’uscita o la perdita di un suo componente (come l’uscita di casa dei figli per una vita propria o il decesso di un suo componente).
Anche eventi non così netti ma più sfumati nel tempo, come ad esempio l’adolescenza dei figli, costituiscono un punto critico del ciclo vitale in grado di mettere la famiglia alla prova.
E non solo gli eventi cosiddetti normativi, come quelli citati, sono in grado di minacciare l’equilbrio famigliare, ma anche quelli critici imprevisti (incidenti, malattie, separazioni, lutti ecc), che la famiglia si trova a dover improvvisamente affrontare.
Trasformazioni che ogni famiglia deve affrontare per rispondere ai bisogni di crescita e cambiamento dei suoi membri.
Il matrimonio o la convivenza, rappresentano il primo momento del ciclo vitale della famiglia, segnano un passaggio importante per la coppia che si stacca dalla famiglia d’origine creando o cercando, un modello di relazione, diverso da quello delle rispettive famiglie.
Se consideriamo la coppia formata da un IO e un TU, cioè da due individualità , che insieme gettano le basi per costruire una nuova dimensione: NOI; dobbiamo sapere che in questa opzione della vita, le nostre abitudini, i nostri bisogni e la nostra autonomia si rimodellano in base alla nuova dimensione, in cui rientrano i bisogni i sentimenti e le abitudini dell’altro.
La scelta di un compagno emofilico, come è stato espresso nel gruppo, ha determinato un maggior coinvolgimento nel creare il Noi e ha anche favorito, con più chiarezza, la definizione dei confini con le famiglie d’origine, che spesso premono intrusivamente e possono minacciare l’autonomia della coppia che sta cercando di differenziarsi.
Queste esperienze di forte unione, non sono scontate, anzi è forse più facile che le difficoltà separino anziché avvicinare.
Vi sono inevitabilmente, nella coppia periodi di crisi che implicano un impegno evolutivo di crescita; come è stato raccontato nel gruppo, può succedere che la famiglia blocchi il suo sviluppo perché non sa superare adeguatamente le crisi.
È importante ricordare che la vita di coppia procede attraverso alcune fasi, la fine di ogni fase implica l’inizio di una nuova, e in ogni passaggio qualcosa viene lasciato andare e qualcosa di nuovo emerge.
Penso che i legami possono tenere dentro le fragilità. Come scrive Vittorino Andreoli nel libro “L’uomo di vetro” del 2008:
“La fragilità è una visione del mondo, il mondo visto dalla condizione dell’uomo, del singolo uomo che certo lo colorerà di tinte ora più scure ora drammatiche in funzione dell’umore, della paura che egli vive e del dolore che ha sopportato e che continua a patire”.
La fragilità è una condizione umana, è l’esito di eventi, a volte decidiamo noi, a volte è la casualità che ci incontra, e quindi non dobbiamo essere presuntuosi nella nostra capacità di determinare.
La transizione dallo stare bene al vivere la fragilità a volte è questione di mutevoli condizioni esterne o interne, che non sempre dipendono da noi, però a noi è chiesto di affrontarle.
Le donne incontrate nei gruppi di finestra rosa hanno tutte mostrato risorse capacità e grande coraggio nel trasformare la propria ferita e nell’accogliere ascoltare e condividere quella delle altre.
Tutte le donne incontrate hanno a disposizione un capitale umano, un bene relazionale, che permette di superare o attraversare la fragilità per essere più ricchi di prima.
Ènecessario far crescere la consapevolezza che il nostro potenziale umano può realizzarsi, a pieno, solo insieme agli altri, in contesti di uguaglianza che valorizzino le differenze e i punti di forza individuali, attraverso, la condivisione.
L’antidoto è: uscire dalla solitudine.
Grazie a Elena per l’accoglienza e l’organizzazione e grazie a tutte Voi per la ricchezza che esprimete.
Un forte abbraccio, Gianna
Finestra Rosa è un progetto realizzato con il contributo di Bayer S.p.A.
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