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GME 2015: intervento del Prof. Antonio Spataro

GME 2015: intervento del Prof. Antonio Spataro

Emofilia e sport, l’intervento del Prof. Antonio Spataro, Direttore Istituto di Medicina dello Sport CONI ROMA, in occasione della XI Giornata Mondiale dell’Emofilia.

L’intervento del Prof. Antonio Spataro

I soggetti con Emofilia fino a qualche anno fa venivano esclusi da qualunque attività sportiva per il timore che eventuali traumi provocassero emorragie; ora, è invece assodato che una attività fisica regolare e condotta correttamente rappresenta uno prezioso strumento per migliorare e preservare lo stato di salute di muscoli e articolazioni. Inoltre c’è consenso unanime che con le moderne terapie profilattiche e la pratica di sport preferibilmente a basso impatto traumatico, il rischio di emorragie traumatiche o spontanee è minimo. Tuttavia i dati della letteratura scientifica sono disomogenei per quanto riguarda le indicazioni al tipo di sport da praticare.

Un buon grado di consenso riguarda diverse discipline sportive  come il nuoto, la ginnastica, il ciclismo, la pesca, la danza, il golf e il tennis tavolo mentre l’hockey, il judo il karate e il rugby sono sconsigliati assolutamente. Valutazioni un po’ meno omogenee riguardano il tennis e la corsa, mentre sul calcio, il pattinaggio, la pallacanestro, lo sci, la pallavolo, l’equitazione, la mountain bike, l’atletica e la pallanuoto non c’ ancora un chiaro consenso da parte degli specialisti.

Anche rispetto alla frequenza ideale dell’allenamento le opinioni raccolte sono state decisamente eterogenee. Per molti è corretto suggerire due allenamenti alla settimana, per altri di più. La pratica agonistica è assolutamente controindicata solo da una minima parte degli ematologi, mentre un’ampia maggioranza di specialisti fonda l’indicazione sul tipo di sport scelto, sulle potenzialità del bambino o sulla motivazione individuale. Nessun medico ha controindicato globalmente tutti gli sport proposti, ma è opinione generale che la terapia profilattica sia essenziale per permettere ai bambini emofilici di dedicarsi all’attività fisica senza rischi di sanguinamento, a prescindere dalla disciplina scelta.

Dagli studi effettuati finora riguardo questa problematica appare evidente l’urgenza di definire un documento di consenso con raccomandazioni condivise rispetto alle attività sportive praticabili in piena sicurezza dai pazienti emofilici e alle modalità di esecuzione ideali, per evitare di privare i bambini di un importante stimolo per una crescita psicofisica armoniosa e di una preziosa occasione di interazione interpersonale e sociale, in grado anche di mediare un miglior inserimento scolastico e di potenziare l’autostima, spesso messa in crisi dai limiti imposti dall’emofilia.

Essere in grado di fornire un’opinione affidabile, fondata su basi razionali, è fondamentale per assicurare un’assistenza ottimale ed equa, dal momento che i genitori tengono nella massima considerazione le dichiarazioni dell’ematologo di riferimento e difficilmente sosterranno il desiderio del bambino di praticare sport insieme ai propri coetanei se il medico non l’ha consigliato o, a maggior ragione, se l’ha controindicato apertamente. Accanto all’adozione della terapia profilattica specifica, capace di tutelare efficacemente dal rischio emorragico, è inoltre essenziale incentivare la collaborazione tra specialisti di emofilia e medici dello sport per assicurare un monitoraggio puntuale e onnicomprensivo delle condizioni fisiche del bambino e orientarlo verso le discipline più vantaggiose in ogni singolo caso.

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