L’impatto della chirurgia ortopedica sull’attività fisica nel paziente emofilico, l’intervento di Luigi Piero Solimeno, Dénise Bestetti, UOSD Ortopedia e Traumatologia Fondazione IRCCS Cà Granda – Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, in occasione della XI Giornata Mondiale dell’Emofilia.
L’intervento di Luigi Piero Solimeno, Dénise Bestetti, UOSD Ortopedia e Traumatologia Fondazione IRCCS Cà Granda – Ospedale Maggiore Policlinico di Milano
È dimostrato che l’associazione di fisioterapia e sport, coadiuvata alla profilassi con il fattore della coagulazione carente, ha migliorato in maniera importante la qualità della vita dei pazienti con emofilia, aumentando le aspettative e le richieste funzionali, soprattutto nei giovani.
È aumentata anche la richiesta di praticare attività sportive da contatto e con cambi di direzione, come il calcio.
Esiste una popolazione di pazienti emofilici adulti che in passato non ha potuto usufruire della profilassi ma solo del trattamento on demand e che perciò presenta un’artropatia multi-distrettuale, con dolore e importanti limitazioni funzionali.
La chirurgia ricopre un duplice ruolo: maggiore attività, maggiore rischio d’infortuni e quindi conseguente trattamento (es. ligamentoplastica pro LCA) nei pazienti giovani; negli emofilici adulti la chirurgia protesica ha invece un significato maggiore perché può consentire di riprendere attività interrotte per disabilità o di iniziare attività mai intraprese prima.
È opportuno ricordare che l’indicazione primaria all’intervento di artroprotesi è la disabilità e che l’obiettivo principale è quello di eliminare il dolore e aumentare l’arco di movimento articolare. Attività sportive “in scarico” come nuoto e bici sono raccomandate e rientrano nei programmi riabilitativi post-intervento.
Attività a basso impatto quali la camminata veloce, trekking e jogging sono consigliate per tutti i pazienti sottoposti ad intervento chirurgico, con significativi miglioramenti sul tono muscolare e sull’attività cardiorespiratoria.
Nei pazienti protesizzati, attività sportive con cambi di direzione o ad alto impatto potrebbero aumentare il rischio di usura precoce delle componenti protesiche.
Il messaggio finale che si vuole trasmettere è incoraggiare sempre tutte le attività in linea a basso impatto per pazienti di ogni età sottoposti ad intervento chirurgico.
Esiste inoltre la possibilità per alcuni pazienti selezionati di poter svolgere un programma specifico di attività di endurance ad alto impatto, personalizzato e costantemente monitorato, anche in seguito ad intervento di chirurgia maggiore.
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