8 ottobre 2022
Secondo incontro
FRAGILI, MA FORTI
“Il valore della Famiglia”
La famiglia è uno strano alambicco dove ogni giorno entrano preoccupazioni, paure, conflitti e si distillano amore, pazienza, speranza e futuro.
Fabrizio Caramagna
Tutti i sondaggi ci dicono che la famiglia rimane il valore di riferimento fondamentale per la maggioranza degli italiani.
Parlare del valore ci aiuta a comprendere cosa è veramente importante per il nostro equilibrio e per il nostro il benessere nei diversi contesti e situazioni sociali.
Oggi non esiste un unico tipo di famiglia, a fianco delle famiglie nucleari tradizionali troviamo famiglie con un solo genitore, quelle con genitori separati o risposati; famiglie ricostruite e famiglie omogenitoriali.
I sociologi parlano per lo più di famiglie anziché di famiglia; per indicare questa varietà e molteplicità di modi di vivere insieme e di esperienze familiari, che l’individuo nel corso della propria vita può attraversare.
Si parla di crisi della famiglia intendendo per crisi un cambiamento, che risulta evidente.
Riferendomi agli studi di Eugenia Scabini vorrei proporre la lettura della famiglia come organismo vivente che ha il suo percorso evolutivo costituito da fasi di cambiamento, il passaggio da una fase all’altra costituisce un processo di continua ristrutturazione dei rapporti tra i suoi componenti.
Le fasi sono dei cambiamenti caratterizzati da eventi naturali e straordinari, in questo contesto la straordinarietà è data dalla patologia emofilica, che provoca un importante impegno evolutivo nell’organizzazione del sistema famiglia.
COSTITUZIONE DELLA COPPIA
La coppia che si forma non contempla solo l’unione di due individui ma, insieme a queste due persone si incontrano due storie di vita composte da: “io”, “tu” che desiderano creare il noi.
Ognuno dei due partner porta con sé il bagaglio di esperienze vissute nella famiglia d’origine e la nuova unità che si forma, dovrebbe necessariamente completare il distacco emotivo dalle famiglie d’origine per costruire un’unita e un’intimità nuova.
Quando all’interno di questa unione è presente una patologia cronica come l’emofilia Non è raro che il partner manifesti grandi difficoltà a separarsi dalla famiglia d’origine per formare un’identità di coppia.
Il gruppo ha sottolineato quanto sia necessario salvaguardare e difendere i confini per proteggere la relazione di coppia da ingerenze e intrusioni familiari; spesso rappresentate dalla figura materna.
Vorrei soffermarmi un attimo ad analizzare la relazione che si stabilisce tra il figlio e la madre, sottolineando che l’emofilia interessa principalmente il maschio e la presenza di questa patologia rende sicuramente molto più complesso il legame che le madri hanno con i figli maschi; l’emofilia rende il cordone ombelicale più robusto e resistente ad essere reciso.
La gravità e l’imprevedibilità della malattia causa preoccupazioni costanti nella vita quotidiana, anche se oggi la ricerca clinica ha migliorato la vita degli emofilici il ruolo genitoriale e soprattutto le apprensioni e i timori materni possono portare ad una iperprotettività che impedisce l’autonomia. Va anche sottolineato che oggi i cinquantenni
emofilici non hanno potuto avere le cure sicure che ora vengono utilizzate e, si portano un bagaglio di coinfezioni che aggravano il quadro clinico.
È comprensibile che l’amore materno sia stato e, tuttora sia apprensivo ma, quando diventa controllante e intrusivo, ostacola lo sviluppo della personalità del figlio; le reazioni possono essere: o esprimere forti ribellioni, opposizioni radicali, rifiuto delle cure farmacologiche, oppure entrare in uno stato di comoda passività, in un avvolgente legame con la madre, fino a diventare una spirale di dipendenza reciproca.
Lasciare andare il figlio, in particolare quello affetto da emofilia, quando è giunto il momento che si costruisca una sua famiglia, o semplicemente una sua totale autonomia richiede un impegno un’attenzione durante tutto il periodo di crescita ma, rappresenta un vero e concreto gesto d’amore, che si orienta nella direzione di un rapporto alla pari. Se i genitori non aiutano in questo svincolo sarà il figlio a doversi impegnare, da solo, per uscire da una forza di gravità che tende a risucchiare; può risultare un compito gravoso e minare l’equilibrio personale e la relazione di coppia.
LA FAMIGLIA CON BAMBINI
La nascita di un figlio è sempre un’esperienza carica di grandi emozioni e turbamenti, nella quale generalmente prevalgono sentimenti positivi come felicità, gioia e trepidazione, ma che a volte si accompagna anche a vissuti di incertezza e paura.
L’arrivo del figlio determina un cambiamento irreversibile nella relazione di coppia e come in ogni cambiamento gli equilibri costruiti nel tempo saltano.
Può succedere che i genitori vivono le richieste fisiche ed emotive di cura del bambino, come limitazioni riguardanti la vita sociale, il tempo libero, le amicizie e la carriera professionale, le paure, le insicurezze che sorgono possono scatenare una vera e propria crisi di coppia.
Secondo alcune testimonianza non è stata la nascita del figlio affetto da emofilia che ha messo in crisi il matrimonio bensì l’evento scatenante è stato accettare l’arrivo del primo figlio/a cioè diventare padre.
Alcuni uomini pur desiderando la paternità, possono essere colti da forti sentimenti di gelosia, sentirsi defraudati del posto d’onore che occupavano nel cuore della propria donna, estromessi dal legame fusionale tra mamma e bambino, e si allontanano sempre più.
Abdicando anche alla funzione paterna.
Anche se l’emofilia non è stata la causa della separazione, le madri si sono ritrovate sole a sostenere il carico di crescere i figli, sole a superare gli ostacoli e le difficoltà quotidiane che la patologia impone.
La madre diventa la principale caregiver, ovvero l’unica persona che si prende cura del bambino malato: lo porta dal medico, lo assiste se è necessario un ricovero, e si occupa della gestione quotidiana della malattia o di eventuali terapie si occupa dell’inserimento a scuola, informa i maestri, e non sempre riceve sostegno né dal mondo scolastico né da quello medico non tutte le regioni hanno un servizio sanitario funzionante e una struttura scolastica capace si sostenere i bambini che presentano delle difficoltà.
Un aspetto positivo in questa solitudine materna è che in alcuni casi quando la famiglia d’origine nonni zie zii abitano vicini entrano nel sostegno alla madre e un altro aspetto positivo è che queste mamme non si sono tirate in dietro nel chiedere aiuto a figure professionali che hanno svolto un grande ruolo di supporto.
In alcuni situazioni queste figure professionali hanno aiutato la coppia a ritrovare nuovi equilibri e nuove armonie nel rapporto, superando i peridi di crisi.
Chiedere aiuto è un passo importante, non è sinonimo di debolezza ma, un atto di coraggio attraverso il quale non solo riconosciamo i nostri limiti, ma comprendiamo e accettiamo anche il ruolo che gli altri hanno nella nostra crescita personale.
“Quando è ferita, la donna attinge pienamente alle sue risorse di guarigione, ovvero a quel filamento vigorosamente vivificante nel suo spirito e nella sua anima che la induce con ostinazione verso una nuova vita; sia verso nuove forze di ogni sorta, verso la ricostituzione di un’integrità perduta o creandone una di un tipo del tutto nuovo. Questa forza interiore è alimentata dalla pulsione verso la serenità”
Clarissa Pinkola Estés “la danza delle grandi madri” pag. 16
È stato un incontro ricco di sentimenti, di forza d’animo e mai le parole di una canzone hanno espresso il significato dell’incontro come in questo “CANTO di GINEVRA DI MARCO DALL’ALBUM CANTI, RICHIAMI D’AMORE MONTESOLE”
“Voglio cantare l’uso della forza che nasce dalla comprensione, una forza cosciente serena che sa sostenere la pena, capace di pietà tenera, di comprensione, capace di avanzare di pacificare.
L’amore non cantarlo è un canto di per sé che si canta da sé, più lo si invoca meno ce n’è.
Canto la vita che piange e sa attraversare il dolore, canto la vita che ride felice di un giorno di nebbia, di sole, se cade la neve, canto la sorpresa nei gesti dell’amore.
Canto chi mi ha preceduto, chi nascera’, chi è qui con me, in questo spazio essenziale.
Canto la libertà difficile mai data, che va sempre difesa, sempre riconquistata.
L’amore non lo canto è un canto di per sé”.
Brano di Ginevra di Marco
Compositori: Giorgio Canali / Francesco Magnelli / Gianni Maroccolo / Giovanni Lindo
Ferretti / Ginevra Di Marco
Ci rivediamo sabato 22 ottobre dalle ore 16.00 alle 18.00
GRAZIE