Finestra Rosa: la macroarea che comprende Campania, Lazio, Abruzzo, Basilicata e Molise aprirà la serie di incontri di quest’anno il prossimo 13 marzo a Ercolano (NA).
“AVERSI A CUORE. Sviluppare un rapporto di rispetto, considerazione ed affetto con se stesse.” Questo il percorso in cui la dott.sa Gianna Bellandi guiderà i gruppi di donne provenienti da tutta Italia durante i prossimi mesi. La bassa autostima non è una condizione permanente, si può lavorare sull’immagine di sé, sui propri reali bisogni.
La macroarea che comprende Campania, Lazio, Abruzzo, Basilicata e Molise aprirà la serie di incontri di quest’anno il prossimo 13 marzo a Ercolano (NA). In attesa di quel giorno, vi invitiamo a leggere la lettera di Monica, una mamma che ha condiviso con noi la sua esperienza lo scorso anno.
LETTERA SPERATA…
di Monica Napoli, 30 ottobre 2015
Ciao ma’! Sono qui a piazza Simon Bolivar, a Bogotà, te la ricordi? Mamma mia quanto tempo è passato da allora… mi sono preso una pausa dal lavoro, ho mangiato una bella enpanada ripiena al pollo, presa in quel botteghino nel vicolo davanti al monumento, ricordi? E mi sono seduto qui a godermi questo bel sole…
Da quando sono tornato a vivere in Colombia sono tanti i pensieri che si affollano dentro di me e tanti i ricordi che riaffiorano alla memoria…
Ricordi la prima volta che ci siamo incontrati? Ero pieno di angoscia, atterrito, spaventato, avevo paura di tutto, di venire con voi e di rimanere. Paura che potevate picchiarmi oppure abbandonarmi di nuovo, come avevano fatto altri prima di voi. E’ per questo, sai, che ti rispondevo così male, che ti trattavo come non si trattano le mamme… ma del resto, per me parole come mamma, papà, famiglia non avevano alcun senso… io non sapevo nemmeno cosa significassero. In quei momenti pensavo solo che dovevo mettervi alla prova… se voi aveste resistito era fatta!
E se non resistevate? Rischiavo grosso, ma almeno, forse, sarei rimasto con persone convinte… ma tu lo avevi capito… Sono stati anni difficili questi. Per molto, moltissimo tempo ho conservato dentro di me la paura che voi avreste potuto cambiare idea, cosa mi sarebbe accaduto? Ecco il motivo dei miei sguardi penetranti che cercavano continue conferme. Quante volte ti ho chiesto: “Ma tu mi vuoi bene?”. E poi era tutto così terribilmente nuovo, difficile. Mi sentivo come un extraterrestre, io ero sempre diverso, il diverso… per il colore della pelle, per i miei capelli, per come parlavo…
Era tutto faticoso: andare a scuola, fare nuove amicizie, perfino una cosa bella come fare dello sport a volte mi sembrava pesante! Crescendo sentivo che dentro di me si stava creando come una bolla d’aria, un senso di vuoto. A volte mi sembrava di essere una scatola di cartone, fragile fuori e vuota all’interno. Mancava un pezzo. Chi ero veramente? Da dove venivo? Perché mi avevano abbandonato e chi lo aveva fatto? Ma per fortuna tu e papà siete riusciti a VEDERE tutto ciò… Mi avete visto, avete guardato ciò che stava in me… e quella scatola vuota non avete solo pensato di chiuderla prima che esplodesse. Ci siete entrati dentro, insieme a me, tenendomi per mano, nemmeno tanto stretto, quel giusto per farmi capire che quel vuoto era possibile guardarlo in faccia. Lo so che anche voi siete stati spaventati, eppure piano, piano ho capito che non mi avreste lasciato solo sul bordo di quella scatola. E così, sentendo che voi c’eravate, ho iniziato a scoprire che da lì, oltre al buio e al vuoto, uscivano anche farfalle colorate, eroi coraggiosi, piante tropicali dalle foglie strepitose, uccelli con piume turchesi!
Ho impiegato molto tempo per dirvi grazie, ma voi avete aspettato, con la pazienza di chi ha scelto di amare a prescindere. Ho sempre apprezzato di voi il fatto che non mi avete trattato diversamente da come vedevo trattare i miei amici dai loro genitori… comprese le punizioni e le sgridate, sob! E così, un po’ maldestramente, ho imparato ad essere figlio e voi a essere genitori. E soprattutto non avete mai perso la speranza, quella che a partire dagli sbagli costruisce un domani che è sempre un pochino meglio di ieri. Non vi siete arresi davanti alle sconfitte. Ho visto che la vostra tenacia non era il frutto di una testarda ostinazione, ma della determinazione di aver scelto di essere accanto, sfidando le leggi del sangue (…ma avrà poi leggi, il sangue?!!)
Oggi che sono un uomo il passato continua a fare capolino dentro di me, anche se sembra un po’ più attenuato dai ricordi belli che nel frattempo ho accumulato insieme a voi, a partire dalla mia seconda nascita… Però, vedi, sono di nuovo qui nella mia terra, a provare a restituire ad altri la mia esperienza… nella scatola rimangono ancora parti di buio e di vuoto, ma nel frattempo il cartone non è più così fragile come un tempo. Ora ti saluto devo tornare al lavoro, a presto, un bacio anche a pa’ e a quell’altro capolavoro di figlio che hai!
Mi piacerebbe un giorno ricevere davvero questa lettera da uno dei miei figli… so che probabilmente ciò non avverrà, ma mio marito e io continuiamo ad impegnarci perché possano maturare questi pensieri dentro di loro.
Monica Napoli, 30 ottobre 2015
Finestra Rosa è un progetto realizzato con il contributo di Bayer S.p.A.