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Finestra Rosa: continua a generare processi di espansione

Finestra Rosa: continua a generare processi di espansione

Il progetto  Finestra Rosa, nato come percorso-pilota, per esplorare il mondo femminile, coinvolto con la patologia emofilica, ha offerto la possibilità, alle donne, di esprimere, condividere  ed elaborare intense e profonde esperienze di vita.
Nel corso di tre anni, gli incontri hanno permesso ad ogni donna di attivare risorse personali, sociali, mettere in atto comportamenti efficaci, creare una rete di relazioni solidali, amicali, di stima e rispetto reciproco,  che dal nord al sud d’Italia, hanno sostenuto le difficoltà nell’affrontare e convivere con questa impegnativa insufficienza nella coagulazione del sangue.

La validità del progetto “Finestra Rosa” ci ha sollecitato ad aprire altre Finestre; questa volta rivolte  ai vari colori, alle  tante sfumature che patologie croniche e no lasciano nel corpo, nella psiche, nell’anima delle persone e dei familiari che sono coinvolti.

Nell’anno  2016,  insieme a Rossana Allione dell’associazione AVEC (Associazione Veneta per l’Emofilia e le Coagulopatie), abbiamo organizzato quattro incontri, dal titolo: “A.A.A. Autostima cercasi”. Trentacinque persone, uomini e donne di età diverse – un gruppo  eterogeneo – fortemente appassionato nella ricerca della valutazione positiva delle proprie esperienze e capacità. Possiamo dire che abbiamo contribuito ad attivare o implementare un processo soggettivo di valorizzazione, di auto-approvazione per neutralizzare le voci interiori che ci dicono – ora sommessamente, ora gridando – che non siamo abbastanza bravi, intelligenti o attraenti, che non siamo abbastanza spirituali e degni di amore.

Un antidoto a questi sabotatori interiori è la fiducia di poter scoprire in se stessi e nel gruppo un nucleo caldo, per trovare quell’abbraccio in cui rifugiarsi, quando la vita è troppo storta per capirci qualcosa.
Da queste premesse, quest’anno, insieme a Ivana Villar e a Elena Gaiani e grazie all’Associazione ACEP, nasce a Torino il progetto “RESILIENZA”.
Il percorso si rivolge a tutte le persone che hanno attraversato o convivono con difficoltà quotidiane stressanti come malattie, rifiuti, sconfitte, perdite e frustrazioni, che spesso ci ostacolano nel raggiungere uno stato di equilibrio e di benessere.
Alcune persone si riprendono abbastanza presto dagli eventi traumatici, mentre altre sembrano incapaci di uscire da situazioni negative, come se fossero trattenuti in quella carreggiata. Superare le difficoltà non è semplicemente questione di fortuna, ma di una capacità che è possibile sviluppare e che prende il nome di resilienza.

Nella tecnologia metallurgica, la resilienza è la capacità di un metallo di resistere alle forze che vengono applicate. 
Il metallo assorbe l’energia dell’urto, si contrae, si deforma, ma è capace di   riprendere la forma originaria più forte di prima. Le caratteristiche della resilienza sono la duttilità e la plasticità.

Essere resilienti significa essere in grado di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici senza perdere la speranza, conservando la propria sensibilità e umanità. Significa adattarsi alle richieste di cambiamento delle esperienze stressanti e saper riorganizzare la propria vita dinanzi alle difficoltà, dirigersi positivamente verso i cambiamenti che sono avvenuti.

Il supporto sociale, il gruppo sono necessari, per riattivare energie vitali assopite dalle difficoltà della vita. La percezione di essere circondati da persone amiche e fidate su cui “si può contare” che ci supportano, sostengono e stimano, presenta una risorsa di grande valore, che ci fornisce un effetto cuscinetto in situazioni di grave stress legate a patologie croniche e no.

Nonostante l’esperienza di Finestra Rosa sia giunta a conclusione, essa  continua a generare percorsi d’incontro, a favorire l’utilizzo del gruppo come strumento di valore sociale e relazionale, all’interno delle specifiche sfide individuali.

Possiamo attribuire a Finestra Rosa la generatività, intesa come apertura verso nuovi orizzonti, come costruzione di legami affettivi, come motore per attivare speranza, per la promozione della salute psico-fisica-relazionale.

Il gruppo si configura come lo strumento di lavoro centrale per affrontare le trasformazioni dovute alle patologie, alle sfide di una società complessa che sollecita un ripensamento e un rilancio dei valori della solidarietà, della convivenza e della condivisione. Un “gruppo generativo” è un gruppo in grado di attraversare le criticità che si incontrano nella quotidianità, prendendosi cura dei propri processi di apprendimento interni, del benessere dei suoi membri, per una gestione costruttiva del futuro.

Quale regalo migliore dell’incontrarsi senza se e senza ma? Questo è il nucleo fondante del nuovo percorso torinese, che grazie all’aiuto del gruppo di Vicenza, si è costituito numeroso e con tanta semplicità. Il conoscere persone nuove, il rivedere visi noti non ha importanza; l’essenza sta nel potersi raccontare senza veli, ma al contempo rispettando le motivazioni più recondite. L’interazione, sapientemente moderata da Gianna, è la perla che contribuisce ad unire tutti i partecipanti e non solo… il potersi permettere attimi di viaggi interiori per conoscersi, per capire come fragilità e coraggio possono coesistere è il valore aggiunto della nuova finestra rosa, che sempre più si apre su quelle colorate.